Orti sociali e progetti solidali

Nell'orto sociale di Ponte Buriano si coltiva l'integrazione

Nell'orto sociale di Ponte Buriano si coltiva l'integrazione

L’orto sociale di Ponte Buriano è un progetto formativo in continua evoluzione che mira all’inserimento dei migranti nel tessuto sociale.

L’orto sociale di Ponte Buriano si trova in provincia di Arezzo (così come il progetto P-Orto), proprio ai piedi delle colline aretine. Il progetto di questo orto speciale è stato promosso dall’Associazione Libera Mente, nasce in un contesto di particolare bellezza, proprio nei pressi della Riserva Naturale Regionale di Ponte a Buriano e Penna, dove l’Arno attraversa il territorio.

Il nome dell’orto sociale di Ponte Buriano deve il suo particolare nome a una vera celebrità storico-artistica, il ponte della Monna Lisa. Avete capito bene: per raggiungere la località è necessario infatti attraversare il ponte, quello che in molti credono essere lo stesso raffigurato nel dipinto di Leonardo Da Vinci nel celeberrimo quadro della Gioconda.

Da dove nasce l’orto sociale di Ponte Buriano?

L’idea di un orto sociale che potesse unire in un solo progetto il saper fare contadino alle esigenze della comunità pianta le sue radici grazie alla necessità di voler integrare i migranti giunti sino alla provincia di Arezzo. L'associazione Libera Mente è ente gestore del servizio di prima accoglienza per cittadini stranieri richiedenti protezione internazionale promosso dalla Prefettura UTG di Arezzo.

Un lembo di terra e la voglia di dare una speranza ai ragazzi che arrivavano da luoghi lontani sono stati il mix che ha dato vita a un percorso di formazione importante, che ora è parte di un progetto di integrazione molto ampio. L’approccio educativo è sicuramente la caratteristica fondamentale del progetto, infatti durante la giornata vengono proposte molte attività per gli ospiti della struttura. Questo perchè il tempo d'attesa dell’iter burocratico del migrante sia significativo ed utile anche alla crescita personale dell’individuo.

Perchè proprio un orto?

Orto sociale Ponte Buriano il progetto

Roberto - un operatore del centro - spiega che l’orto domestico è stata un’evoluzione naturale del progetto di integrazione.

La parola “evoluzione”, in questo contesto, suona davvero bene: l’orto è infatti in continua evoluzione, basti pensare al ciclo di vita delle piante, alla loro crescita e a tutti gli utilizzi che se ne possono fare a maturazione. Le persone che arrivano in questo luogo sono segnate da esperienze incredibili, e in poco tempo devono imparare a convivere e cooperare per potersi integrare. Spesso infatti il percorso è una vera riabilitazione alla vita sociale. Dall’orto poi si è passati anche alla cura del territorio, con un progetto di volontariato dedicato alla riqualificazione di un sentiero escursionistico all’interno dell’oasi naturalistica. Il migrante diventa quindi a tutti gli effetti una figura centrale nella comunità, qualcuno che si preoccupa di mantenere e curare i luoghi comuni che accolgono chiaramente anche la popolazione locale. Insomma, la riqualificazione professionale è un punto su cui Libera Mente ha puntato, non solo con l’iniziativa dell’orto sociale ma anche con corsi professionalizzanti, corsi di lingua e certificazioni sulla sicurezza.

Orto sociale o serra sociale?

Orto sociale Ponte Buriano e i migranti

Nell'Orto sociale di Ponte Buriano è stata installata anche una serra sociale dedicata al recupero e alla valorizzazione di varietà antiche tradizionali. Grazie al prezioso contributo di agricoltori e appassionati della zona, non vengono solo seminate verdure, ma anche fiori e piante da frutto, da regalare a quanti vogliono sostenere il progetto, per poter diffondere varietà rustiche o tipiche. L’integrazione nel tessuto sociale locale fa sì che vi sia un impegno anche da parte della comunità, infatti, a fine raccolto, viene richiesto che i semi siano riportati per mantenere vivo il progetto.

Dietro a questo ambizioso piano non c’è solo la volontà di far imparare una gestualità, bensì di far respirare una cultura contadina che rischiava di essere dimenticata. Il desiderio - ci racconta Roberto - è proprio quello di mantenere gratuito e libero l’accesso ai semi, così da poter valorizzare i prodotti autoctoni accantonati dall’agricoltura moderna e promuovere la coltivazione di prodotti biologici a basso impatto ambientale.

Non resta che augurare il meglio a questi ragazzi!


Foto: Associazione Libera Mente

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