Cacao e dintorni

Cacao e dintorni

I flavonoidi contenuti nel cioccolato concorrono a proteggere dalla malattia cardiovascolare e a contrastare i diversi fattori di rischio ad essa connessi

Dott. Davide Grassi 

Prof. Claudio Ferri 

Dipartimento di Medicina Interna e Sanità Pubblica 

Università dell’Aquila 

Diversi studi hanno dimostrato, ormai con assoluta certezza, come il rispetto di una dieta ricca in frutta e verdura sia da considerare elemento determinante per prevenire le malattie cardiovascolari e in generale per promuovere la propria salute. 

In tale ambito, una particolare attenzione è stata recentemente dedicata al cacao. Infatti, studi epidemiologici (quali lo “Zutphen Elderly Study”) hanno dimostrato come un modesto consumo di cacao sia combinato a una minore mortalità per patologia cardiovascolare e totale, in una popolazione anziana seguita per 15 anni. In accordo con la suggestione relativa alle virtù benefiche del cacao, è noto come la popolazione degli “Amerindi Kuna”, viventi nelle isole prossime alla costa Panamense, da sempre assumano quotidianamente elevate quantità di pesce, frutta, sale marino e cacao, manifestando una ridottissima incidenza di diabete mellito, obesità, ipertensione arteriosa e malattia aterosclerotica. Detta protezione, in particolare, non è da considerare genetica, bensì legata all’ambiente: una volta assunto uno stile di vita e una dieta di tipo occidentale, infatti, mortalità e morbilità dei Kuna diventano purtroppo simili a quelle degli altri paesi. Pertanto, l’ipotesi che la medesima protezione derivi anche e soprattutto dalla dieta, e quindi dal cacao, ne esce ulteriormente rafforzata.

I flavonoidi

Responsabili degli apparenti benefici del cacao sembrano essere i flavonoidi in esso riccamente contenuti; in assoluto, è il cibo che ne contiene maggiori quantità. In particolare, la classe di flavonoidi presente in forma più rilevante nel cacao è rappresentata dai flavanoli (catechine, epicatechine e la loro specifica forma oligomerica rappresentata dalle procianidine). Studi eseguiti su animali affetti da aterosclerosi hanno indicato che il consumo di flavonoidi può ritardare lo sviluppo della placca aterosclerotica a livello arterioso. Similmente, studi nell’uomo hanno mostrato una relazione inversa tra l’assunzione di cibi e bevande ricchi in flavonoidi e lo sviluppo di malattie cardiovascolari. In accordo con questo dato, è stato osservato come i flavonoidi possano migliorare la “disfunzione endoteliale”, cioè la prima e fondamentale alterazione arteriosa che precede lo sviluppo del processo aterosclerotico (l’endotelio è la “lamina” cellulare di superficie, che copre come una vernice sottilissima l’interno delle arterie). Studi clinici, inoltre, hannodescritto come la somministrazione di cioccolato ricco in flavonoidi sia in grado di ridurre i livelli di pressione arteriosa e la resistenza all’azione dell’insulina, tanto in soggetti sani, quanto in pazienti ipertesi con e senza disturbi del metabolismo glucidico. Ciò stante, anche la fisiopatologia sembra confermare pienamente le potenzialità benefiche del cacao.

Il segreto in un enzima

Tuttavia i meccanismi responsabili degli effetti biologici protettivi mediati dai flavanoli non sono ancora chiariti definitivamente. Inoltre, la rilevanza degli studi epidemiologici è comunque limitata dalla forte variabilità della concentrazione dei flavonoidi nei diversi cibi studiati e dalla mancanza di adeguate tecniche analitiche per quantificare con esattezza i flavonoidi nella composizione dei cibi considerati. Pur riconoscendo tutti questi limiti, va però anche detto come diversi meccanismi siano in grado di spiegare gli effetti cardiovascolari vantaggiosi conseguenti all’assunzione del cacao ricco in flavonoidi. Di primaria importanza sembrano essere, in dettaglio, quelli legati all’attivazione di un enzima che conduce ad un’aumentata produzione di monossido d’azoto a livello endoteliale, nonché all’azione antiossidante e antiinfiammatoria dei flavanoli. Nell’insieme i flavanoli incrementano la biodisponibilità di monossido d’azoto sia per diretto aumento della sua produzione che indirettamente.
In questo contesto, la capacità da parte dei flavonoidi di aumentare la biodisponibilità di monossido d’azoto rappresenta verosimilmente uno dei meccanismi più importanti alla base dei benefici sulla pressione arteriosa e sui disturbi metabolici osservati dopo assunzione di cacao. Allo stesso modo, tuttavia, un ulteriore meccanismo di rilievo nell’azione protettiva esercitata dai flavonoidi sembrerebbe essere correlato alla loro capacità di modulare il sistema renina-angiotensina aldosterone. Infatti, è stato dimostrato che i flavanoli sono in grado di inibire l’attività dell’enzima di conversione (ACE) dell’angiotensina I nel potente vasocostrittore angiotensina II. Questo dato potrebbe essere di estrema rilevanza clinica, dal momento che l’attivazione del sistema renina- angiotensina aldosterone avviene in molti disordini cardiovascolari e gioca un ruolo chiave non solo nei meccanismi dell’Ipertensione arteriosa e disfunzione/attivazione endoteliale, ma anche nell’insorgenza di insulinoresistenza.

Non eccedere nelle quantità

Alla luce di quanto esposto, tanto i dati degli studi sperimentali, quanto quelli derivanti dagli studi clinici suggeriscono che i flavonoidi presentano tutte le potenzialità biologiche per proteggere dalla malattia cardiovascolare e, soprattutto, interferire positivamente con i diversi fattori di rischio ad essa connessi.
Molto altro, tuttavia, deve essere conosciuto e ulteriori ricerche devono essere indirizzate per caratterizzare più specificamente i meccanismi di azione dei diversi cibi ricchi in flavonoidi. A tale scopo, sarà senz’altro necessaria l’esecuzione di studi clinici di intervento, anche nel lungo termine, volti a chiarire gli effetti dell’assunzione di cacao ricco in flavonoidi e a verificare la corretta dose di flavonoidi in grado di bilanciare il contestuale contenuto calorico del cacao stesso. La cautela relativa al messaggio erroneo che un eccesso di entusiasmo in merito potrebbe generare, infatti, deve essere massima: l’elevato apporto calorico che deriverebbe da un introito inappropriato di cacao, non bilanciato cioè da un’opportuna modulazione della dieta, potrebbe sopravanzarne i benefici. Inoltre, si deve sempre precisare che per cacao si intende quello confezionato in modo da non alterarne le apparenti qualità cardioprotettive, come purtroppo avviene per diversi tra i prodotti attualmente in commercio. Non a caso, a tale proposito, va rimarcato come tutti i nostri esperimenti a favore dei benefici derivanti dal cacao nell’uomo siano stati effettuati usando alcuni tipi di cioccolato commercialmente disponibili che vengono preparati secondo procedure che non alterano la quota di flavonoidi contenuta nel seme di cacao.

Un alimento della dieta mediterranea

Nel prossimo futuro è auspicabile la definizione della giusta collocazione del cacao e dei suoi derivati nell’ambito della dieta mediterranea, in termini sia qualitativi che quantitativi. Come già avvenuto per il vino rosso e sta avvenendo per il tè, il cui limitato consumo è riconosciuto come benefico, anche un moderato e bilanciato consumo sul piano calorico di derivati del cacao, preparati in modo da lasciare intatto il contenuto naturale in flavonoidi, potrebbe così rientrare nell’ambito di strategie volte a ridurre “dolcemente” la morbilità e mortalità cardiovascolare.


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