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Frittelle di carnevale, ogni regione ha la sua ricetta
Frittelle di carnevale, ogni regione ha la sua ricetta
Croccanti fuori, morbidissime dentro: le frittelle di Carnevale esistono in più varianti e in più regioni, ognuna con la sua ricetta. Scopri come prepararle.
Castagnole, tortelli, bignole, zeppole, fritole. Le frittelle di Carnevale di nomi ne hanno tanti, si può quasi azzardare a dire che ne abbiano uno per regione; cambia la combinazione degli ingredienti, la forma, l’aroma. Ma hanno tutte un comune denominatore: sono croccanti fuori e morbidissime dentro. La tradizione le vorrebbe fritte in olio bollente e, dato che il Carnevale è per sua natura una festa all’insegna del gioco e degli eccessi, potremmo anche darle retta, almeno una volta l’anno. Al contrario, se preferite risparmiare qualche caloria a favore di metodi di cottura più sani, potete cuocerle in forno e ottenere un risultato ugualmente squisito. Ma quale ricetta utilizzare? Non dovete far altro che schiarirvi le idee in un rapido tour gastronomico attraverso le regioni italiane
Frittelle di Carnevale: le fritole
Partiamo proprio dalla città la cui storia è indissolubilmente legata al Carnevale: Venezia. Qui le frittelle di Carnevale si chiamano “fritole”, e la loro ricetta arriva (certo, con qualche aggiustamento) dall’epoca rinascimentale. Si tratta di deliziose palline impastate con uva sultanina, aromatizzate con grappa o anice, fritte e infine cosparse di zucchero semolato o di canna. Per renderle ancora più golose, anche a costo di allontanarvi dalle regole della tradizione, potete aggiungere all’impasto anche dei pinoli tostati o del cedro candito, oppure farcire le fritole con un cucchiaino di crema pasticcera.
Carnevale in Piemonte: le bignole
Direttamente dal carnevale piemontese arrivano le bignole: soffici frittelle molto semplici da distinguere dalle loro sorelle, perché spesso sono colorate. Il nome deriva dall’italiano “bignè” e, in effetti, le bignole sono proprio dei piccoli bignè: pasta choux, forma tondeggiante, farcitura con crema pasticcera. In più, sono coperti da una glassa che cambia colore a seconda del gusto: verde per il pistacchio, beige per la nocciola, rosa per lo zabaione e marrone per il cioccolato.
Giù verso le zeppole di Napoli
Impossibile non conoscerle, ma soprattutto un peccato non averle mai assaggiate: a Napoli le frittelle di Carnevale si chiamano “zeppole” (da non confondere con le zeppole di San Giuseppe), oppure “graffe”. È un dolce povero, a base di pochi ingredienti, la cui preparazione risale all’800 e la cui ricetta non è mai cambiata: la forma non è quella di una pallina ma di una ciambella gonfia, morbida e coperta di zucchero. Ecco i passaggi per preparare le zeppole:
Disponete la farina a fontana e aggiungete le patate schiacciate;
Unite il lievito dopo averlo sciolto in poco latte, e incorporatelo alla farina;
Aggiungete burro, zucchero e uova;
Impastate e, in ultimo, unite la scorza di limone e un pizzico di sale;
Lasciate riposare l’impasto per circa due ore;
Dall’impasto lievitato ricavate dei piccoli panetti, da trasformare poi in cordoncini spessi quanto un dito e lunghi circa 20 cm;
Chiudete i cordoncini a ciambella e lasciateli lievitare ancora un’ora sotto un canovaccio;
Friggete le zeppole una alla volta in abbondante olio di semi, fino a quando non saranno dorate.
Unica raccomandazione: assicuratevi che si siano ben raffreddate prima di cospargerle con lo zucchero semolato.
Le castagnole emiliane
Chiudiamo in bellezza con uno dei dolci carnevaleschi per antonomasia: le castagnole. È possibile gustarle in molte regioni d’Italia, ma la loro origine è romagnola. Sono bocconcini dorati poco più grandi di una castagna (caratteristica da cui prendono il nome), semplici da preparare e irresistibili. L’impasto si fa con uova, farina e zucchero, e viene aromatizzato tradizionalmente con rum o grappa bianca. Prima di servirle, vanno spolverate con zucchero a velo (magari mescolato a un pizzico di cannella) o anche farcite con crema pasticcera o al cioccolato.
Le frittelle di Carnevale, insomma, sono così buone che sarebbe un peccato relegarle al solo periodo di festa. Non vi resta che sperimentare con le ricette della tradizione fino a trovare quella perfetta per voi.