Conscia delle problematiche legate ai cambiamenti climatici, la filiera agroalimentare sta cercando soluzioni adatte a mantenere la produzione di cibo senza andare a intaccare ulteriormente l’equilibrio, ormai compromesso, all’interno del sistema terrestre.
Le difficoltà, quindi, sono raddoppiate perché da una parte bisogna rivedere le proprie conoscenze fino a trovare dei nuovi modelli su cui basarsi, dall’altra bisogna farlo stando attenti a come queste nuove attività influenzeranno la Terra nel futuro.
Negli anni si son fatte tante proposte fino ad arrivare a dei punti fermi che ormai stanno alla base degli studi sulla materia. Appurato che modificare il clima è molto difficile e rischioso per la vita del Pianeta, l’unica strada da percorrere è quella di assecondare quel che accade sulla Terra, cercando di non forzare le colture e preservando il più possibile le risorse primarie, quali acqua e terreno.
Questi capisaldi sono fatti propri anche dalle istituzioni che negli anni hanno cominciato poco per volta a indirizzare la filiera produttiva verso una gestione sostenibile delle attività, ma ciò non basta. Ecco perché gli studi sull’argomento si susseguono uno dopo l’altro senza interruzione, e seppur si sia arrivati a un buon compromesso, c’è sempre modo di migliorare.
Ad oggi la filiera agroalimentare ha cominciato ad attuare molte pratiche per mantenere intatto il clima e le risorse che lo animano. In primis si punta all’ottimizzazione delle risorse, cercando di andare a utilizzare solamente quelle di cui hanno realmente bisogno i vegetali. Ed ecco che l’irrigazione di precisione prende piede anche nelle coltivazioni più estese tramite irrigatori a goccia posti singolarmente alla base delle piante; questi emettono pochi millimetri d’acqua per volta, in modo cadenzato e in relazione alle necessità delle specie coltivate.
Anche la sensoristica in campo agricolo sta dando ottimi risultati perché capace di dare informazioni in tempo reale, permettendo di agire in base alle reali necessità della coltura in atto, sia dal punto di vista idrico che nutrizionale. Grazie a questi sistemi, infatti, è possibile tarare gli apporti idrici e nutrizionali nel dettaglio, evitando di sprecare risorse e di inquinare l’ecosistema.
Alla base di tutto, però, ci sono le piante che si coltivano, in questo ambito la scelta migliore è quella di scegliere le specie più adatte ai climi in cui si semina. Ecco il motivo per cui si punta sempre più sulle varietà autoctone, specie capaci di sopravvivere in autonomia nei climi di riferimento senza che l’uomo debba intervenire, se non in casi estremi.
Lo studio del clima e di come poter gestire la filiera agroalimentare in questi nuovi scenari è solo all’inizio, ed anche se negli ultimi 50 anni si sono fatti passi avanti per il bene della Terra e dei suoi abitanti, è bene avere coscienza di ciò, magari cercando di dare il proprio contributo nelle piccole coltivazioni familiari.